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Industria 4.0: “al centro ci sono le persone”

Abbiamo intervistato Gabriele Grassi, Global Communication supervisor di Elettric80 Spa, un’azienda leader nello sviluppo di soluzioni logistiche all’avanguardia.

 

Sempre più spesso sentiamo parlare di concetti come “Industria 4.0”, “rivoluzione digitale”, “automazione”. Elettric80 oggi è uno dei protagonisti di questo cambiamento epocale grazie alle sue soluzioni logistiche completamente automatizzate. Qual è stata secondo lei la ricetta per il vostro successo?

 

Quella che oggi viene definita Industria 4.0 l’hanno immaginata e creata già nel 1992, Enrico Grassi, oggi Presidente di Elettric80, e Vittorio Cavirani, attuale direttore dell’azienda quando, grazie alla partnership con il Gruppo Costerplast, hanno realizzato le prime tecnologie a guida laser, soluzioni all’avanguardia che hanno permesso nel tempo di realizzare sistemi integrati capaci di fare la differenza, soprattutto per le aziende della grande distribuzione.

Un valore aggiunto sia dal punto di vista produttivo che ha permesso di incrementare il livello di efficienza, velocità e tracciabilità dei processi produttivi; sia dal punto di vista della sostenibilità ambientale e sociale, riducendo sprechi e danni al prodotto finito e aumentando il livello di sicurezza. In questo modo Elettric80 ha contribuito a trasformare la vita delle aziende, anno dopo anno: anticipando i tempi, puntando su idee e innovazioni che guardano al futuro, con un’attenzione costante alle esigenze di mercato.

 

Il termine Industria 4.0 indica una tendenza dell’automazione industriale. Voi vi siete già mossi in questo senso, quali altri sviluppi si aspetta per il futuro? Quali sono le richieste del mercato?

 

Siamo di fronte alla quarta rivoluzione industriale, a una trasformazione epocale che richiede nuove competenze orizzontali e importanti skill di analisi, problem solving e comunicazione, ma anche requisiti di scalabilità e compatibilità tra i diversi software in modo che l’integrazione non sia solo un concetto ma una realtà plastica capace di adattarsi ai cambiamenti in velocità.

È il mercato che lo chiede: in futuro chi sarà in grado di alzare l’asticella del valore e della cura del cliente, il livello di esperienze e servizi offerti, puntando su flessibilità ed efficienza, produrrà valore per tutto il mercato e per tutti i settori. E’ il design della rilevanza dove adattamento al cambiamento continuo, controllo della qualità e della filiera produttiva, sostenibilità e reciprocità sono player fondamentali. Ma al centro di questo processo, non ci sono le tecnologie, bensì le persone. Il nostro futuro, attenzione, non è essere “Industry 4.0”, ma restare “Industry 4.0” e andare oltre, sempre e comunque a partire dalla capacità delle persone, le sole capaci di produrre il cambiamento e stimolare la crescita ideando, progettando e realizzando tecnologie ad alto valore aggiunto.

Parliamo proprio di persone. Molti lavoratori temono per il loro posto di lavoro, secondo Lei com’è cambiato e cambierà in futuro il mercato del lavoro con l’automazione industriale?

 

Il lavoro manuale all’interno delle imprese, e parliamo di lavori ripetitivi, automatici, molto spesso pericolosi che le persone non svolgono con particolare passione, sta via via scomparendo: se oggi come oggi un’azienda di grandi dimensioni e con prodotti di largo consumo non automatizza tutte le operazioni ripetitive, e non produce innovazione pervasiva, dalla macchina alle persone, perde di competitività sul mercato e rischia di fallire. L’automazione quindi non riduce il lavoro, ma sta cambiando progressivamente il modo non solo di lavorare, ma anche di pensare e progettare il futuro, mettendo l’accento sulle capacità delle persone di adattarsi a una nuova logica che mette al centro il cambiamento.

 

La domanda che dobbiamo porci oggi è quindi: “siamo in grado di cambiare?”.
Partendo da qui, appare chiaro che l’Industria 4.0 non è un concetto o una semplice tecnologia, qualcosa che si compra, bensì un ecosistema che si realizza e si costruisce non al di la delle persone ma oggi più che mai grazie e con loro. Le imprese che lo hanno capito stanno investendo su altri tipi di competenze, intellettuali e creative, puntando su lavori che sappiano coniugare e condividere esperienze passate e visione futura; figure che siano in grado di creare un valore, di comunicare, di lavorare in squadra.

 

Immaginazione, intuizione, etica, emozione sono le chiavi di volta dell’Industria 4.0. Le macchine sono sempre brave a simulare, ma non a essere; possono darci le risposte che cerchiamo, ma le domande siamo noi a doverle porle.
La tecnologia rappresenta il come, ma non il perché. Il nostro obiettivo non è il 4.0 fine a se stesso, ma il 4.0 a servizio del miglioramento e della crescita della società.

articolo a cura di: Modyf

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